Cofiter, «Sosteniamo le imprese fin dalla nascita», La Nazione.it

COFITER nasce come un Confidi, ovvero cooperativa di garanzia per le imprese bisognose di finanziamento. I cambiamenti del mercato degli ultimi anni, complice la crisi, hanno tuttavia imposto al Confidi di «cambiare pelle». Così il presidente Marco Amelio sintetizza l’evoluzione di una realtà che con oltre 30mila soci e una consolidata collaborazione con le reti Confcommercio e Confesercenti ha saputo spingersi fino alla cosiddetta Industria 4.0. Amelio, in che senso avete cambiato pelle? «Quando abbiamo capito che il servizio di garanzia era superato, abbiamo deciso di ampliare e diversificare la nostra offerta. Abbiamo modellato la nostra mission entrando in un altro ambito, l’erogazione di credito, micro e diretto. Potenziando parallelamente il segmento della consulenza, sempre più mirata: dalla realizzazione del business plan, che è il biglietto da visita di una azienda, all’analisi del ‘rischio’». Una rivisitazione non da poco… «Ci rivolgiamo a una platea sempre più vasta ed eclettica, anche nei bisogni. Quindi pmi – senza distinzione di comparti – liberi professionisti e start up. Siamo stati tra i primi Confidi italiani ad attuare il necessario cambio di passo». Così seguite le imprese fin dalla nascita. «Non solo. Sosteniamo infatti progetti supportati da idee che riteniamo ‘vincenti’, ma supportiamo anche realtà che vogliono riqualificarsi, ingrandirsi. Per noi la parola d’ordine è investimento. Alle aziende chiediamo il piano industriale, ne verifichiamo vulnerabilità e potenzialità nel tempo, comprese le ricadute sul territorio, anche in termini di occupazione. La nostra è una selezione ferrea». A questo proposito avete concluso anche di recente un importante accordo europeo. «Dal 2014 stipuliamo accordi con il Fei (Fondo europeo per gli investimenti) per l’erogazione di microcredito. L’ultimo, prevede un plafond di tre milioni di euro e ha validità su tutta Italia sia per imprese sia per liberi professionisti. Parliamo di importi fino a 25mila euro, con finanziamenti da 24 a 60 mesi. Anche qui, però, devono sussistere condizioni precise». Del tipo? «I progetti devono essere spendibili sul fronte del miglioramento delle infrastrutture, dell’approvvigionamento energetico, della sostenibilità ambientale, della riconversione da perdita di lavoro. Destinatarie sono le categorie tradizionalmente considerate fragili: giovani, donne, stranieri, disoccupati, persone che si vogliono reinventare. L’accordo rientra infatti nell’ambito della garanzia finanziata al Fei dall’Unione europea, all’interno del programma per l’occupazione e l’innovazione sociale ‘EaSI’, che mira a sostenere le micro imprese». E per quanto riguarda l’innovazione digitale? «Le anticipo una novità: a fine maggio sarà a regime una piattaforma online che permetterà ai nostri soci di valutare autonomamente la sostenibilità dei propri progetti. Andiamo valorizzando e promuovendo la logica dell’auto imprenditorialità e dell’inclusione sociale. Per l’utente, sarà sufficiente collegarsi alla piattaforma e seguire pedissequamente le indicazioni del tutor virtuale, rispondendo a quesiti attinenti anche alla motivazione, all’esperienza, alla determinazione. Il percorso è calibrato su diversi moduli, con combinazione di segmenti teorici, esempi di vita reale, video clip. Ovviamente mettiamo a disposizione, per chi la desidera, anche la nostra assistenza diretta». La sfida? «La sfida è ogni giorno. È riuscire a rimanere sul mercato, avere un peso, essere concorrenziali grazie alla qualità della nostra offerta e alla capacità, sempre, di ripensarci».

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